Union Berlino, quando la passione va oltre la sconfitta
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23 Febbraio 2024Dopo la diagnosi di un tumore, il 72enne altoatesino Silvano Rosa ha accolto le sfide della vita facendo quello che ama di più: camminare in montagna
Dieci anni fa a Silvano Rosa, accompagnatore 72enne del CAI (Club Alpino Italiano) di Laives, è stato diagnosticato un tumore. Non si è abbattuto ma, anzi, ha accettato la malattia e ha imparato a conviverci. Al quotidiano Alto Adige ha svelato come è riuscito ad andare avanti: «Molti pensano che in questi casi la vita finisca ma io non ho voluto arrendermi. La passione per la montagna mi ha dato la forza di avere degli obiettivi e continuare a lottare». Così una vetta dopo l’altra, Rosa, ha continuato a vivere e la sua ultima conquista è stata il campo base dell’Everest, a 5364 metri d’altitudine.
I viaggi per continuare a vivere
Con il benestare della sua oncologa, Rosa nel 2018 è partito e ha “conquistato” in ordine l’Alpamayo nelle Ande peruviane, l’Aconcagua in Argentina e il Kilimangiaro in Tanzania. Il tutto, però, sempre con rispetto per la montagna e il proprio corpo, ammettendo che non si deve peccare di presunzione e che bisogna capire quando è meglio fermarsi. Nell’ultima impresa, invece, il 72enne bolzanino non si è fermato affatto: 60 ore di cammino effettivo, 150 chilometri percorsi e 9.666 metri di dislivello tra le impervie del Nepal. Il viaggio, però, è cominciato molto prima di indossare gli scarponi: Rosa, infatti, aveva studiato ogni minimo dettaglio, perché la montagna non va mai sottovalutata.
Sempre all’Alto Adige, Rosa, ha raccontato la sua avventura: «Non avrei mai pensato di faticare così tanto, vista la mia preparazione ed esperienza. Ma fa parte del gioco: è giusto vincere una sfida con il sudore. È in questi casi che si scopre di avere più forza di quella che si crede di avere, soprattutto nella malattia, dove c’è anche un aspetto fortemente psicologico». La scalata, il cammino e la fatica, permettono di scoprire limiti che non si conoscevano e col sacrificio si possono superare, sconfiggendo anche la malattia che rende il tutto più difficile.
Durante il trekking Rosa non è mai stato solo. Con lui c’erano persone di età differenti che lo hanno sempre sostenuto e aiutato quando necessitava di una mano o di rallentare un attimo. Per quanto riguarda il suo bagaglio, invece, se ne è occupato uno sherpa, ovvero uno dei giovani nepalesi che trasportano gli zaini degli escursionisti. Ammette che è stato un grosso aiuto, che gli ha permesso di risparmiare parecchia fatica. Raggiunto il campo base dell’Everest, a più di 5000 metri di quota, Rosa ha provato una sensazione indimenticabile e si è sentito una nullità di fronte alla vetta innevata. L’escursionista 72enne non vuole essere schiavo della malattia e desidera continuare a coltivare i suoi sogni, nonché i suoi cammini, e così ha già fissato il prossimo obiettivo: un viaggio in Patagonia. Il suo consiglio: non abbandonare mai le proprie passioni, perché è possibile convivere con il dolore. E Silvano spera che la sua storia ne sia la dimostrazione.
Photo credits: Facebook Silvano Rosa