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6 Febbraio 2024Dalle nazionali giovanili del Belgio e l’esordio in serie A con la Juventus alla sindrome di Guillain Barré e la paralisi degli arti inferiori. Il buio più totale e la speranza di tornare a sognare con la maglia dell’FC Südtirol.
Daouda Peeters, giocatore di proprietà della Juventus, nell’autunno del 2021 è vittima di un problema neurologico: il suo corpo è paralizzato dal busto in giù. Solamente a Natale riesce a tornare a camminare ma la sua carriera sembra ormai compromessa. Peeters però comincia un lungo periodo di riabilitazione, lavorando tutti i giorni con motivazione e abnegazione. Nell’ultimo mercato estivo Paolo Bravo, DS dell’FC Südtirol, crede nelle potenzialità del giocatore belga, e lo porta nel capoluogo altoatesino. Dopo più di 500 giorni di inattività, il 23 settembre 2023, Daouda torna a correre sul campo della Ternana. È ufficialmente recuperato e può tornare a sognare.
Gli inizi
Daouda Peeters è nato a Kamsar, in Guinea, e a sei anni è stato adottato da una famiglia belga. A 17 anni la Sampdoria lo porta in Italia: «Ero molto giovane, non è stato facile. Ho cambiato paese, lingua e cultura ma mi sono adattato molto velocemente», racconta. Dopo un anno con la Sampdoria Primavera, la Juventus lo gira alla sua formazione U23, militante in serie C: «Il mio agente mi aveva detto che la Juve era interessata a me, non riuscivo a crederci». Dopo essere stato a Vinovo e alla Continassa si è reso conto di essere dentro a un sogno.
Il 22 febbraio 2020 Maurizio Sarri, allenatore della Vecchia Signora, lo porta in panchina con la SPAL: «Era un periodo che mi allenavo con la prima squadra ma la prima volta che vai con loro è davvero speciale. Sei in panchina con i giocatori migliori del mondo». Cinque mesi dopo, a Cagliari, arriva l’esordio in serie A: «Ero in panchina ed era la penultima partita dell’anno. La Juve aveva già vinto lo Scudetto. All’improvviso mister Sarri mi dice: “Peeters devi entrare”, all’inizio ho pensato che non fosse vero. Ho fatto solo 5 minuti di riscaldamento e poi ho preso il posto di Bentancur». E prosegue: «Durante la partita non avevo ancora realizzato, non ci pensavo, dopo invece è stato bellissimo. La mia famiglia era veramente contenta e anche io ero davvero felice. Esordire per una squadra come la Juve è un sogno». Peeters è stato il primo belga nella storia della Juventus e durante gli anni a Torino ha ammesso di aver imparato tanto, soprattutto da Chiellini e Bonucci, visto che anche lui tende a essere un giocatore difensivo. In quegli anni però sotto la Mole Antonelliana c’era anche un certo Cristiano Ronaldo: «Giocatori così basta guardarli per imparare sempre qualcosa».
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Dalla rampa di lancio al buio
Peeters è pronto a spiccare il volo e a rendere i suoi sogni sempre più reali. Al termine della stagione torna in Belgio, allo Standard Liegi, squadra di Pro League. È contento, anche perché così è di nuovo vicino alla famiglia. Comincia l’anno bene, poi inizia a sentirsi diverso. Al campo perde l’equilibrio e ha meno forza. Avvisa il medico, a casa cade. Vanno in ospedale, fanno dei controlli, cade di nuovo: è paralizzato dal busto in giù. Ha la sindrome di Guillain-Barré, una polineuropatia su base autoimmune che colpisce il sistema nervoso periferico: «Il momento più brutto della mia vita è cominciato dal nulla. Ero paralizzato dal busto in giù, non sentivo più niente. Ho avuto paura di morire. È stato difficile perché, nel calcio, quando sei infortunato il dottore o il fisioterapista sa sempre quanto tempo stai fuori e anche i giocatori conoscono il tipo di infortunio. Questo invece era nuovo e ogni dottore mi diceva cose diverse. Era veramente difficile anche perché, per un calciatore, le gambe sono la parte più importante. Ogni giorno andava peggio, poi dopo due settimane ho finalmente sentito il primo miglioramento e il primo riflesso al piede».
Nemmeno i medici della Juventus e dello Standard Liegi erano certi di un suo possibile recupero. Queste le parole di Andrea Marchini, medico della formazione bianconera, alla puntata di Still, dedicata al calciatore belga: «L’1-2% dei pazienti corre il rischio di morte, il 60-80% torna invece a una vita normale, all’interno di questa percentuale però gli atleti professionisti che riescono a tornare al loro livello non sono molti». Lo stesso Peeters era convinto di poter tornare a una vita normale ma non era sicuro di poter fare ancora il calciatore. Nonostante ciò, comincia, voglioso di recuperare, un lungo periodo di riabilitazione: «Era difficile, anche perché il recupero andava davvero piano. La mia famiglia e la Juventus mi hanno aiutato davvero tanto. Per 4-5 mesi, tutti i giorni, facevo dei semplici movimenti, come un bambino, per tornare a camminare. Faceva male, i muscoli non erano più abituati».
La rinascita
A Natale, dopo più di due mesi, il “miracolo”: Daouda torna a camminare. Solamente nel marzo 2023, però, dopo un lungo periodo di recupero, sia fisico che mentale, viene considerato completamente recuperato. L’inattività è stata lunga e i dubbi sul calciatore sono molti, nonostante ciò l’FC Südtirol crede nel talento belga e nell’ultimo mercato estivo lo porta a Bolzano: «La chiamata del Südtirol è stata molto bella, sono stato tanto tempo fermo e non è facile né per me come calciatore, né per loro. Per me era importante che arrivasse una società che credesse in me, con un gruppo forte, in un posto dove posso di nuovo crescere in silenzio e con tanta pazienza».
Il 23 settembre 2023 è un’altra data importante nella carriera di Peeters che, dopo un anno e quattro mesi di stop, torna in campo, anche se solo per un minuto, nella trasferta di Terni: «È stato bellissimo. Già al primo allenamento ero contento di essere di nuovo un calciatore, di essere di nuovo in gruppo, di andare in trasferta con la squadra, di riprovare questa adrenalina da calciatore. Entrare in campo è stato un momento veramente bellissimo per me». Nell’arco di poco tempo Peeters è diventato fondamentale nello scacchiere biancorosso, ottenendo nove presenze consecutive. Lui però non ci fa caso, vuole solamente continuare a sentirsi utile, aiutare la squadra e ritrovare il ritmo partita. Oggi è concentrato solo sulla causa dell’FC Südtirol e non si fa distrarre dai sogni, ma gli piacerebbe tornare lì, in serie A, dove i suoi sogni erano cominciati.
Stefano Rossi
Photo Credits: FC Südtirol