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10 Febbraio 2025Il 28 febbraio 2025, alla Biblioteca Civica di Bolzano, ha preso il via la nuova edizione di "Storytellers: I grandi narratori dello sport raccontano il Fair Play", un ciclo di incontri che celebra i valori dello sport attraverso le voci di illustri protagonisti. L'evento inaugurale ha avuto come ospite Stefano Bizzotto, giornalista e telecronista, storica voce di Rai Sport, che ha condiviso con il pubblico riflessioni ed episodi emblematici legati al fair play.
Organizzato da G.S. Excelsior in collaborazione con la Biblioteca Civica di Bolzano e con il patrocinio della Città di Bolzano, l'incontro ha visto una partecipazione entusiasta, sottolineando l'importanza di iniziative che promuovono l'etica sportiva.
Stefano Bizzotto e la sua "Storia del mondo in 12 partite di calcio"
Durante l'evento, Bizzotto ha presentato il suo ultimo libro, "Storia del mondo in 12 partite di calcio", un viaggio attraverso dodici incontri calcistici che hanno segnato momenti cruciali nella storia. Il libro esplora il legame tra sport ed eventi storici, mostrando come il calcio sia stato spesso specchio e protagonista di grandi cambiamenti sociali e politici.
Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare Stefano Bizzotto per approfondire il suo punto di vista sul fair play e sul legame tra sport e storia.
L'intervista a Stefano Bizzotto
Stefano, com'è stata la sua esperienza durante l'evento "Storytellers"?
È stato un grande piacere partecipare. Parlare di sport in questi contesti permette di andare oltre il semplice gioco e di riflettere su ciò che rappresenta a livello culturale e umano. Ho apprezzato molto il coinvolgimento del pubblico e l’attenzione verso il fair play, un valore spesso dimenticato ma fondamentale per lo sport e la società.
Nella sua carriera ha assistito a episodi di fair play degni di nota?
Ce ne sono stati tanti, ma due mi sono rimasti particolarmente impressi. Uno riguarda Gianluca Pessotto, durante Perugia-Juventus nel maggio 2000. Era una partita decisiva per lo scudetto, giocata sotto una pioggia battente, eppure, in un momento di concitazione, Pessotto segnalò all’arbitro che l’ultimo tocco del pallone era stato suo, concedendo così la rimessa agli avversari. In una gara così tesa, un gesto simile dimostra quanto il rispetto per il gioco possa prevalere sulla competizione.
Un altro caso emblematico è quello di Daniele De Rossi nel 2006, durante una partita tra Roma e Messina. Segnò un gol di mano che l’arbitro non aveva visto, ma subito confessò il tocco irregolare, portando all’annullamento della rete. Non è da tutti, in un mondo in cui spesso si cerca di trarre vantaggio da ogni situazione. Quel gesto gli valse un riconoscimento internazionale per il fair play, ed è un esempio che andrebbe raccontato più spesso ai giovani.
Qual è il suo parere sull'iniziativa WeFairPlay?
Un progetto di grande valore. Il fair play non riguarda solo il rispetto delle regole, ma è una filosofia di vita, un modo di stare in campo e fuori. Diffondere questa cultura è essenziale, soprattutto tra i più giovani, per costruire un ambiente sportivo più sano e corretto.
Conosce il progetto Excelsior, noto per l'inclusione sociale e il fair play. Cosa ne pensa?
Il lavoro che fa Excelsior è straordinario. Utilizzare lo sport come strumento di inclusione è qualcosa di potentissimo. Spesso si parla solo di risultati e performance, ma lo sport è anche educazione, crescita personale e integrazione. Promuovere questi valori significa investire in una società migliore.
Nel suo libro racconta come alcune partite abbiano influenzato la storia. Può citarci qualche esempio?
Certamente. Ci sono tre episodi storici che, a mio avviso, sono tra i più significativi nel legame tra sport e storia.
Uno dei più noti è la Tregua di Natale del 1914, durante la Prima Guerra Mondiale. In quel periodo, i soldati inglesi e tedeschi, per un breve momento, misero da parte il conflitto e si ritrovarono nella terra di nessuno per giocare una partita di calcio improvvisata. Un gesto di umanità straordinario in uno dei contesti più disumani della storia.
Un altro episodio emblematico è la partita tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa del 1990, un incontro che rifletteva le tensioni politiche della Jugoslavia poco prima della guerra. Gli scontri sugli spalti tra le tifoserie furono il preludio a un conflitto ben più grande, a dimostrazione di come il calcio possa essere specchio della società.
Infine, c'è la "Guerra del calcio" tra El Salvador e Honduras nel 1969. La rivalità tra le due nazioni era già forte, ma una serie di partite di qualificazione ai Mondiali scatenò tensioni che culminarono in un vero e proprio conflitto armato. Un episodio drammatico che dimostra come il calcio possa avere un impatto enorme, nel bene e nel male.
Eventi come "Storytellers" ci ricordano che lo sport non è solo competizione, ma anche cultura, etica e passione. Il fair play è un valore che va difeso e promosso, perché rappresenta l’essenza più pura del gioco.