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31 Luglio 2024Alessandro Pighi, 34 anni, è molto più di un giardiniere di professione e calciatore per passione: è un simbolo di resilienza e determinazione. Nonostante giochi in porta senza un braccio, Pighi non prende gol, incarnando l'essenza dei grandi atleti. La sua storia, un mix di sport, sfortuna e rinascita, nasce tra i campi di calcio della provincia di Verona e arriva a ispirare l'intera comunità dei calciatori amputati in Italia.
Un’infanzia all’insegna del pallone
La passione di Alessandro per il calcio nasce in tenera età, "una passione tramandata dal papà e dal fratello," ricorda con affetto. Crescendo nella provincia di Verona, Alessandro non solo coltiva questo amore, ma lo vive intensamente, giocando fin da bambino e arrivando a calcare i campi fino al campionato di promozione. Per lui, il calcio non è mai stato solo un gioco, ma una vera e propria scuola di vita.
L’incidente e il coraggio della ripartenza
Nel 2014, a soli 25 anni, la vita di Alessandro cambia drasticamente. "Faccio il giardiniere e stavo tagliando una pianta," racconta, "quando inavvertitamente sono entrato nel campo magnetico dei cavi dell’alta tensione e ho preso delle scosse da 18.000 Volt." Il risultato è devastante: l'amputazione del braccio destro e una parziale bruciatura della schiena.
Nonostante la gravità dell'incidente, Alessandro non si arrende. "Dopo cinque mesi ho iniziato ad allenarmi di nuovo," dice con determinazione. Il ritorno in campo non è stato semplice: la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) aveva regolamenti stringenti, che inizialmente non gli permettevano di giocare. Solo nel 2015, dopo un lungo iter burocratico, ottiene una deroga che gli consente di tornare a giocare con la sua squadra, il Cavaion.
Un nuovo capitolo: il calcio amputati
Oggi, Alessandro è un pilastro del calcio amputati in Italia. "Non gioco più nella Nazionale," spiega, "ma sono tesserato con un’altra squadra di amputati e gioco come difensore centrale nel Valdadige in terza categoria." Il calcio amputati è un mondo diverso, più genuino e solidale rispetto al calcio tradizionale. "È un calcio sano perché non giochi per una pretesa economica, ma solo per il gusto di farlo e di stare in compagnia," sottolinea Alessandro. Il campionato italiano conta quattro squadre principali: Roma, Fano, Vicenza e Torino, che si affrontano in ritiri mensili.
Un esempio di resilienza
La storia di Alessandro è costellata di episodi che ne testimoniano il coraggio e la forza di volontà. Emblematico è quanto avvenuto durante una partita di terza categoria tra il Vetta e il Valdadige. "Per impegni lavorativi e di salute, tutti i portieri erano assenti," racconta, "allora mi sono proposto io." Alessandro ha giocato tutta la partita in porta contro la seconda in classifica, mantenendo la rete inviolata fino all'ultimo minuto, quando ha parato una punizione destinata all’incrocio dei pali. "Giocare in porta senza un braccio per me è stato un bellissimo risultato di cui vado fiero," afferma con orgoglio. Il suo gesto sportivo viene riconosciuto e applaudito anche dagli avversari, un momento di grande umanità e sportività.
Un messaggio di speranza
Alessandro Pighi non è solo un atleta, ma un simbolo di resilienza. La sua storia ispira chiunque abbia affrontato difficoltà simili a non arrendersi mai. "Il nostro mondo è immenso e offre moltissime risorse," dice, rivolgendosi a chi, in seguito a un incidente o a una malattia, si sente limitato. "Non bisogna abbattersi perché una possibilità di praticare sport e stare in mezzo alla gente c’è sempre."
La determinazione di Alessandro è una lezione di vita: il calcio, con la sua capacità di unire e motivare, può essere un potente strumento di rinascita e speranza. Il suo esempio ci ricorda che, nonostante le avversità, la passione e la forza di volontà possono farci superare qualsiasi ostacolo.