Christian Pulisic e il sogno del giovane Colin
8 Settembre 2023WeFairPlay, l’edizione 2023 e i premi per le scuole
22 Settembre 2023Gianmarco Tamberi è un atleta in grado di unire l’amicizia e il divertimento allo sport. Tra i suoi grandi successi ha dimostrato però di saper accettare e superare il dolore e i sacrifici che si richiedono ai massimi livelli agonistici
Un personaggio “stravagante” dell’atletica italiana, ma anche uno dei più grandi atleti azzurri di sempre. A scriverlo nelle pagine della storia in modo ancora più indelebile è il recente trionfo ai Mondiali di atletica leggera di Budapest: quello di Campione del mondo era l’unico titolo che ancora mancava alla collezione di Gianmarco Tamberi. Un atleta spesso sopra le righe ma capace di rialzarsi anche dopo un grave infortunio e di saper prendere la vita e lo sport con gusto e passione. In Ungheria “Gimbo” si è distinto non solo per la prestazione da 2 metri 36 centimetri che gli è valsa l’oro, ma anche per come ha affrontato la gara. Sembra che sfidi la tensione facendo altro: basti pensare che prima della competizione si è messo a suonare la batteria, rubando il posto al batterista ufficiale. In pedana poi si trasforma, ma forse sa solamente prendere con la giusta filosofia l’atletica, lo sport e, come già successo in passato, anche la vita.
Dopo la vittoria dell’oro a Budapest Tamberi si è lasciato andare a lunghi festeggiamenti. Ed è giusto così: in un mondo frenetico in cui appena si ottiene un risultato se ne vuole subito un altro, ogni tanto fa bene fermarsi e godersi il momento. E così ha fatto Gimbo che, terminata la gara, ha esultato con l’amico Barshim, col quale aveva condiviso l’oro olimpico a Tokyo, facendosi portare in spalla per qualche metro, per poi festeggiare anche col bambino del rivale qatariota, che si è dovuto accontentare della medaglia di bronzo. Per concludere si è lanciato nella pozza dei 3000 siepi per rinfrescarsi, per esultare, per godersela ancora un po’, per ricordarsi che ogni sacrificio viene ripagato.
Rialzarsi e ripartire
Può sembrare che a Tamberi risulti tutto facile, ma anche, e forse specialmente per lui, dietro a ogni vittoria e miglioramento personale ci sono sacrifici e sudore. Soprattutto per l’oro olimpico di Tokyo, arrivato dopo un lungo calvario. È il 16 luglio 2016, mancano una ventina di giorni alle Olimpiadi di Rio e Tamberi è uno dei grandi favoriti. Alla Diamond League di Montecarlo Gimbo migliora il suo record personale, saltando 2,39, ma vuole alzare l’asticella fino a 2,41. La caviglia sinistra non regge lo sforzo e subisce una lesione del legamento deltoideo: addio Olimpiadi. È costretto a guardare i giochi da casa, con le stampelle e la gamba ingessata. Sarebbe fin troppo facile abbattersi, ma non è il caso di Gimbo, che comincia il percorso di recupero con un solo obiettivo: le Olimpiadi di Tokyo 2020. Famosa la scritta sul gesso, «Road to Tokyo 2020», cambiata in un secondo momento in 2021 a causa del Covid-19. Lo stesso gesso portato in trionfo dopo la vittoria dell’oro ai giochi nipponici, a ricordare a tutti da dove veniva quel successo, a ribadire che non bisogna arrendersi mai e che se si vuole davvero qualcosa, bisogna avere la forza di rialzarsi.
Quell’oro condiviso a Tokyo 2020 (2021) è peraltro entrato dritto nei libri di storia dei Giochi. Tamberi e Barshim saltano entrambi 2,37, poi fanno entrambi tre errori a 2,39. A quel punto vince l’amicizia e la solidarietà di due atleti che hanno subito lo stesso infortunio e passato lo stesso calvario. «Possiamo avere due ori?», chiede Barshim al giudice. Alla risposta affermativa del giudice i due amici non hanno dubbi: a salire sul gradino più alto del podio saranno entrambi. Niente lotta estrema per avere un vinto e un vincitore. Non deve esserci sempre un perdente: a volte anche nello sport, come spesso nella vita, si vince insieme.
Ti sei portato il gesso... Cosa diresti al Gianmarco Tamberi del 2016? 💪💙#HomeOfTheOlympics | #Tokyo2020 | @gianmarcotamber pic.twitter.com/MeXsqMFgSx
— Eurosport IT (@Eurosport_IT) August 1, 2021