Alessandra Campedelli, allenatrice di coraggio
4 Agosto 2023Gino Bartali, il campione buono
25 Agosto 2023Ci sono calciatori capaci di cambiare la storia di un club e altri capaci di cambiare addirittura la storia di una nazione. È il caso di Didier Drogba, ex stella del Chelsea e leader indiscusso della Costa d’Avorio, in grado di far deporre, seppur temporaneamente, le armi al suo popolo
La Costa d’Avorio è nel caos, nord e sud del paese sono in lotta continua e le uniche opzioni e possibilità di unire la nazione sono, incredibilmente, il talento e il coraggio di Didier Drogba. Il numero 11 ivoriano si ribella alla guerra civile e con la magia del pallone – in occasione della qualificazione ai Mondiali del 2006 – riesce a riunire un popolo che sta piangendo le sue stesse vittime. Nonostante la prima apparente pace duri poco, Drogba tenta una seconda mossa disperata per riappacificare un popolo in lotta da troppo tempo. Anche questa speranza ha vita breve, ma insegna alla Costa d’Avorio e al mondo intero che la guerra non esiste quando si ha un obiettivo comune e si combatte, anche solo per fare gol e vincere insieme.
L’unione di un popolo
È il 2005 e la Costa d’Avorio è nel pieno della guerra civile, nord e sud del paese sono in lotta. Il sud è un territorio ricco, avanzato e di matrice cristiana, mentre il nord è più arretrato e la maggioranza della popolazione è musulmana. La convivenza sembra impossibile, fino all’ottobre dello stesso anno quando la Costa d’Avorio si gioca la qualificazione per i Mondiali di Germania 2006. La vittoria 3-1 contro il Sudan permette agli “Elefanti” di staccare il pass per la Germania. I calciatori ivoriani stanno per lasciarsi andare ai festeggiamenti quando Didier Drogba ferma tutti. Invita i compagni a unirsi in cerchio e prende un microfono: «Amici ivoriani, del nord e del sud, dell’est e dell’ovest, oggi vi abbiamo dimostrato che la Costa d’Avorio può convivere e giocare insieme per lo stesso obiettivo. Vi avevamo promesso che avremmo unito la popolazione. Vi chiediamo ora in ginocchio di deporre le armi e organizzare le elezioni. Tutto andrà per il meglio». Un discorso da brividi che non lascia indifferente le persone sugli spalti e l’intera nazione incollata davanti al televisore.
Il desiderio di pace di Drogba si unisce alla magia del calcio e fino al mondiale tedesco la Costa d’Avorio vive un periodo di apparente calma. Il girone di ferro con Argentina e Olanda non aiuta però la selezione africana, che viene eliminata ai gironi. La magia si spegne mentre le armi riprendono a sparare.
L’ultimo tentativo
Drogba però non vuole abbandonare il suo sogno di pace e propone un ultimo tentativo: la nazionale deve tornare al nord. Convince così il governo a organizzare la partita di qualificazione della Coppa d’Africa a Bouake, roccaforte della milizia antigovernativa. Per la pace del paese, la squadra del tecnico Michel segue il suo capitano e sfida la paura. Si teme che possa succedere il peggio e le misure di sicurezza sono massime. La partita è un successo, non solo per il 5-0 conclusivo e la firma alla “cinquina” proprio di Drogba, ma perché la vittoria fa tornare la “magia”. Lo stadio, il popolo ivoriano è in festa, la gente scende nelle strade a festeggiare. La Costa d’Avorio è di nuovo unita.
Anche questa speranza, purtroppo, si esaurisce in poco tempo, e lo stato africano ricasca nella guerra civile. Eppure, nonostante tutto, Il tentativo di Drogba di ribellarsi alla guerra non può essere considerato vano. Dimostra che ritrovarsi, anche durante una guerra, quando si ha un obiettivo comune, è possibile.