Alex Zanardi, la forza di chi non molla mai
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Javier Zanetti sbarca in Italia nel 1995, ed è il primo acquisto della gestione Moratti. Al suo primo giorno di ritiro in Trentino, a Cavalese, si presenta con un sacchetto della spesa e ad accoglierlo ci sono solamente due giornalisti: nessuno ancora sa che farà la storia dell’Inter. D’altronde l’argentino dopo le esperienze in patria, inizialmente nemmeno troppo fortunate a causa del suo fisico gracile, e l’anno al Banfield, non è ancora così conosciuto. Tanto che che in Argentina ottiene il suo primo contratto da professionista col Tallares solamente nel 1992. Fino a quel momento la mattina consegna il latte, e il pomeriggio si allena.
Recordman di vittorie del Premio Gentleman della Serie A, onorato dell’Ambrogino d’oro dalla città di Milano e di molti altri premi a carattere sociale, l’ultimo dei quali la menzione di “personaggio mito” nell’edizione appena conclusa dei premi Fair Play Menarini. In quasi vent’anni di carriera, il numero 4 nerazzurro l’umiltà non l’ha mai persa, anzi, l’ha coltivata: è stato un capitano ammirato e applaudito da tifosi, avversari e arbitri per il suo comportamento in campo, oltre a diventare un esempio di solidarietà fuori dal campo.
Un esempio di correttezza e lealtà
Zanetti ha fatto la storia dell’Inter, non solo per i trofei vinti, ma anche per il suo modo sempre corretto di stare in campo. Mai una parola fuori posto, mai un gesto folle. Tra le statistiche più incredibili, c’è quella di una sola espulsione in ben 612 partite di campionato. Accadde per doppia ammonizione, al Meazza, il 3 dicembre 2011, a tre minuti dalla fine nella partita persa 0-1 contro l’Udinese.
Uno spessore morale che gli è sempre valso anche il rispetto degli arbitri. Lo ha confermato uno dei più esperti direttori di gara italiani, Daniele Orsato, in un’intervista rilasciata al Corriere del Veneto: «Ho sempre stimato Javier Zanetti, un campione a cui l'errore arbitrale non è mai interessato perché era conscio che fa parte del gioco».
Zanetti è stato un trascinatore, uno di quelli capace di non mollare mai: lo ha dimostrato il suo infortunio al tendine d’Achille, a carriera ormai finita. Un infortunio che poteva costringerlo a un ritiro anticipato, ma Zanetti non voleva arrendersi così, non voleva salutare in questa maniera il suo popolo, e dopo sette mesi di fatica è riuscito a tornare in campo a 40 anni e 91 giorni per i tifosi nerazzurri.
L’impegno sociale
In un momento storico in cui non sembrano esistere più le “bandiere”, Zanetti ha giurato amore eterno all’Inter. Nella vita invece ha conosciuto Paula, nel 1992, in Argentina, l’ha sposata nel 1999 e hanno avuto tre figli. Con la stessa Paula, dopo le prime esperienze di beneficenza, hanno deciso di creare la Fundaciòn P.U.P.I., organizzazione no-profit che si occupa di fornire sostegno economico ai bambini disagiati, e alle loro famiglie, nella zona di Buenos Aires.
Proprio per l’impegno nel sociale, nel 2005 l’Ufficio di presidenza del Consiglio comunale di Milano gli conferisce l’Ambrogino d’oro, mentre nel gennaio 2012 si aggiudica il premio “I piedi buoni del calcio – Lo sportivo esemplare”, per le sue attività di beneficenza e nel sociale. Oltre alla sua associazione, Zanetti è ambasciatore di SOS Villaggi dei Bambini e collabora a molti altri progetti umanitari.