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È il 28 ottobre 2012 e nella laguna veneziana si corre la Venice Marathon. Nella gara handbike, al venticinquesimo chilometro, Eric Fontanari – ragazzo trentino diciassettenne tetraplegico – non riesce a proseguire la sua prova. Fontanari è alla sua prima maratona e risente della giornata piovosa, fredda e con raffiche di vento che raggiungono gli 80 km/h. Inizia ad avere spasmi muscolari e non è più in grado di mantenere il controllo della sua handbike che continua a tirare verso sinistra. E mentre Robert Kaufmann del GS Disabili Alto Adige viaggia verso il successo, Alex Zanardi si ferma a soccorrere l’amico e compagno Eric.
Decide di sganciare la ruota anteriore di Fontanari e agganciare, con una corda di fortuna trovata casualmente sul percorso, l’handbike alla sua. Basterebbe questo a raccontare l’impresa dell’ex pilota automobilistico, ma la sfortuna colpisce anche il suo mezzo: la guaina del cambio si rompe, costringendolo a proseguire con un rapporto durissimo, trainando un altro uomo. Uno sforzo immane a compimento di un gesto tra i più nobili che lo sport sappia esprimere, che è solo un esempio della forza e la tempra di Zanardi, un uomo e un atleta capace di non arrendersi mai.
Farsi forza a vicenda
Fontanari capisce di dover fare comunque in qualche modo la sua parte e così continua ad incitare Zanardi: «Vai trattore che ce la facciamo, arriviamo al traguardo». Cominciano i tredici ponti di Venezia, il fondo stradale è bagnato, la ruota anteriore slitta, tutto il peso dei due corpi è sul posteriore delle handbike. Zanardi non molla, Fontanari continua a incoraggiarlo e a spronarlo per farcela insieme. Le sue ultime forze sono rimaste solamente nella voce e la usa per spronare Alex a non mollare. Qualche chilometro più tardi l’atleta paralimpico trova miracolosamente un nastro e aggiusta la guaina, tornando a cambiare e a sfruttare una pedalata più agile.
Giunti a un centimetro dall’arrivo Zanardi si ferma, vuol fare tagliare il traguardo prima a Fontanari, che non ha mai mollato e ha voluto in tutti i modi terminare la sua prova. Dopo un’impresa eroica, Zanardi lascia la scena all’amico tetraplegico. Prima della gara l’atleta bolognese aveva promesso a Fontanari che avrebbe portato a termine la maratona, che non avrebbe mai dovuto mollare, perché una volta all’arrivo si sarebbe reso conto che tutta la fatica e i sacrifici, in quel momento, sarebbero valsi la pena. Promessa mantenuta.
Zanardi, esempio di vita
Il campione di handbike è un esempio nello sport ma anche nella vita di tutti i giorni. È il 15 settembre 2001 quando, al Lausitzring, l’ex pilota di Formula 1 è vittima di un pauroso incidente che gli costa l’amputazione degli arti inferiori. La forza di Zanardi è stata quella di ripartire subito. Aveva ancora tante cose da fare e la mancanza delle gambe non poteva essere un limite per lui che, figlio dello sport, aveva imparato a non mollare mai e ad alzare sempre un po’ di più l’asticella.
Alex sapeva anche però che ripartire non era facile, e ha quindi deciso di impegnarsi nel sociale. Ha collaborato con associazioni benefiche e ha creato “Bimbingamba” per aiutare i bambini che nascono con una malformazione o che perdono un arto. Grazie al centro specialistico di Budrio l’associazione fa in modo che possano avere le protesi necessarie e una vita senza il timore di sentirsi diversi. L’aiuto di Alex raggiunge tutti, anche i bambini dei paesi più poveri al mondo. Così come il suo esempio di vita.