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21 Aprile 2023Arrivato in Italia per giocare con il Milan nel 1949, in dodici stagioni con i rossoneri Liedholm non fu mai ammonito. Ai suoi giocatori insegnava come recuperare il pallone senza commettere fallo. La storia e il mito del “Barone”, che ancora oggi insegna calcio.
Tifosi e tifose di più generazioni sono nati e nasceranno senza poter assistere di persona al talento e allo stile inconfondibile di Nils Liedholm. E come spesso accade per i grandi sportivi che hanno lasciato il segno in un’epoca pre-digitale, i racconti delle loro gesta si tramandano, spesso al confine tra testimonianza e leggenda.
Ma quello che non può essere materia di dibattito è l’eredità che Liedholm ha lasciato soprattutto al calcio italiano, che ne ha vissuto le gesta più a lungo e intensamente. In panchina fu un allenatore moderno, promotore di un gioco basato sul possesso palla e posizioni fluide. Da giocatore, abbinava una fisicità importante a qualità tecniche non comuni, spesso messe a disposizione della squadra.
La correttezza e l’etica del lavoro, ancora oggi Liedholm insegna calcio
E sono proprio le sue doti caratteriali che rendono “Il Barone” un esempio per gli atleti ancora oggi, il suo modo di stare in campo e i suoi insegnamenti più che mai attuali. Nonostante le sue abilità e la sua classe, era noto per non essere un giocatore individualista: di rado dribblava gli avversari, preferendo impostare il gioco e creare occasioni per i propri compagni. Dimostrò una grande etica del lavoro e una dedizione negli allenamenti che possono derivare solo da un grande rispetto per lo sport. Misurato nei modi e dotato di un grande senso di correttezza, Nils non fu mai ammonito nelle 12 stagioni trascorse al Milan.
Un senso di sportività come modo di stare in campo e non l’antitesi alla ricerca della vittoria, qualcosa che cercò di trasmettere ai suoi giocatori anche da allenatore: «(I giocatori) non fanno molto per evitare di commettere fallo su altri giocatori. È troppo facile fermare un calciatore facendo fallo. Un allenamento corretto ti insegna come conquistare il pallone senza commettere fallo, che è molto più difficile». E proprio un allenamento corretto è quello a cui Liedholm sottoponeva le proprie squadre, insegnando come recuperare la sfera senza ricorrere al fallo.
Un modo di porsi e di affrontare il calcio e la vita che gli valsero il soprannome con cui è famoso in Italia, “Il Barone”. Ed è inevitabile che questo impatto morale ed etico, oltre che tecnico-tattico, divenne parte di un’eredità che sopravvive ancora oggi. Nel 2011 la neonata Associazione Nils Liedholm di Cuccaro Monferrato istituisce un riconoscimento che mette in risalto gli atleti che si distinguono non solo per i risultati, ma anche per i valori di lealtà, correttezza e signorilità tipici di Nils. Il “Premio Liedholm - campione sul campo, signore nella vita” viene vinto per la prima volta da Carlo Ancelotti e dal 2019 prevede anche una categoria dedicata ad altri sport. La saltatrice Sara Simeoni è stata la prima non calciatrice a ricevere il riconoscimento.
L’ironia, i passaggi mai sbagliati e la scaramanzia: il mito di Liedholm
Questa è la testimonianza, poi c’è la leggenda di Nils Liedholm, dalle iperboli raccontate ai giornalisti e colleghi, alla forte scaramanzia. Dotato di una personalità unica e talvolta ironica, Nils lasciò la Svezia nel ‘49 per trasferirsi al Milan, dove rimase fino al ritiro nel 1961. Si racconta che, quando scelse di venire in Italia, disse al padre: «Tranquillo papà: un anno, massimo due, e poi torno». Alla fine timbrò 359 presenze e 81 goal in Serie A, e in Italia ci passò una vita intera. Dal 1973 possedeva anche un’azienda agricola, con dei vigneti di cui si occupava con il figlio Carlo.
Apprezzato per le sue abilità in costruzione e per la propria visione tattica, mito vuole che gli ci vollero due anni per sbagliare un passaggio con la maglia del Milan a San Siro. Al che i tifosi gli avrebbero tributato un’ovazione di cinque minuti, e pare che ogni volta che si trovasse a raccontare la storia Nils aggiungesse un mese alla statistica.
Nato a Valdemarsvik, in Svezia, l’8 ottobre 1922 e venuto a mancare a Cuccaro Monferrato nel 2007, Nils Erik Liedholm ha fatto più che vivere il calcio del suo tempo. Ha lasciato un’impronta e fissato un esempio da seguire, anche dopo la sua scomparsa, forse senza nemmeno cercare di farlo.