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13 Ottobre 2022Il fair play nello sport non ha confini. E a volte basta un dado a sei facce per scoprire e capire quali regole di sportività e lealtà applicare in campo.
Esatto, un dado. Come quello ideato e realizzato dall’educatore austriaco Alois Hechenberger attraverso il progetto Sports4Peace. Con un obiettivo semplice: educare i giovani ragazzi e ragazze al rispetto e al piacere dello sport attraverso comportamenti leali e onesti nei confronti degli avversari. Un modo per favorire anche l’inclusione e l’integrazione di altre persone all’intero della comunità.
Il progetto è attivo in diversi Paesi nel mondo, tra cui Austria, Italia, Germania, Svizzera, Polonia, Spagna e Africa. Una rete che si è rafforzata negli anni diventando sempre più vasta. Nato nel 2004, Sports4Peace si impegna a proporre attività ludiche, giornate sportive e manifestazioni attraverso cui sensibilizzare i partecipanti alle tematiche di fair-play e a valori di condivisione.
Il team di Sports4Peace ha inoltre collaborato negli anni con numerose società sportive e istituzioni pubbliche e private dell’Alto Adige. «Il nostro progetto si basa su atteggiamenti e una comunicazione orientati al rispetto reciproco, all’attenzione verso il prossimo e all’onestà nel mettere in pratica le regole di gioco. Lo stile di vita praticato nel gioco e nello sport vuole essere un impulso per un impegno analogo nella vita quotidiana creando così una società orientata alla pace ed alla cooperazione», spiega Hechenberger.
La regola d’oro
Il simbolo del progetto è un dado colorato a sei facce sopra le quali ci sono scritte altrettante regole da mettere in pratica quando si fa sport e si gioca con altre persone. Le regole hanno tutte lo stesso valore e sono interdipendenti tra loro. La prima è ‘Play hard, do your best!”, e sprona a dar sempre il meglio di sé e a partecipare con gioia. La seconda è “Play Fair!”, un invito a essere onesti con sé stessi e con gli altri. C’è poi “Hang in!”, non mollare mai, e “Take care of!”, ovvero trattare tutti con rispetto. La quinta regola è “Celebrate!”, per gioire del successo altrui come del proprio e infine “Make a difference!”, che spiega come grandi mete si possono raggiungere solo insieme.
Tutte queste regole sono però raggruppate sotto ad una cosiddetta regola d’oro non scritta, che fa collante a tutte le altre e alla filosofia dell’intero progetto: “Fa' agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”: una frase semplice ma che racchiude al suo interno un senso profondo di sportività e lealtà. «Il dado di Sports4Peace è uno strumento unico. Vorrei quasi dire che si tratta di una rivoluzione nella pedagogia dello sport degli ultimi anni. Mi auguro che il dado riesca davvero a cambiare il mondo», ha spiegato Konrad Kleiner, docente di Pedagogia dello sport all’Istituto di Scienze motorie dell’Università di Vienna.
Le sei regole, inoltre, non vogliono interferire con quelle specifiche di uno sport e del gioco, ma vogliono, in anticipo, sottolineare l’atteggiamento che ogni partecipante deve portare in campo durante la partita, come il dare il meglio di sé stessi e trattare tutti con rispetto. «Mettere in pratica le regole di Sports4Peace sviluppa nei ragazzi e nei giovani una personalità positiva e trasmette loro uno stile di vita impegnato. In essi vengono sollecitati competenze ed atteggiamenti sociali costruttivi per la personalità e che contribuiscono a farli sentire protagonisti attivi di una società solidale», spiega il team del progetto. Nel 2005 Sports4Peace è stato addirittura presentato ad una tavola rotonda nella sede dell’ONU a Ginevra, mentre nel 2021 una delegazione ha potuto far conoscere il progetto anche al Papa durante una visita a Roma.
Le testimonianze degli atleti
Il progetto ha attratto sin da subito atleti di varie età, facendo breccia soprattutto tra i più piccoli. Il blog del progetto ha raccolto alcune testimonianze importanti dei ragazzi che hanno partecipato alle attività organizzate, come quella di Sophie, 13 anni, pluricampionessa nazionale austriaca di ginnastica artistica: «Vivere “la regola d’oro” nello sport significa per me, interessarmi della situazione scolastica delle mie compagne di squadra o rompermi la testa su quali movimenti suggerire alla mia compagna quando facciamo degli esercizi liberi al materassino. Durante le gare le mie compagne diventano delle avversarie: è il momento in cui cerco di dare il meglio di me e do il massimo per vincere. Quando perdo, posso gioire lo stesso con le mie compagne e riconoscere loro il merito del risultato raggiunto. Mi sono accorta che, vivendo in questo modo, anche le compagne meno simpatiche possono diventare delle amiche».
Anche Viktoria, 19 anni, studentessa di Scienze motorie, è sulla stessa lunghezza d’onda: «Sports4Peace significa per me fair play, dare del mio meglio, osservare le regole. Nello stesso tempo mi sprona a superare il concetto stesso di fairplay. Nel fare sport insieme, a volte ci sentiamo pieni di grinta e motivati, altre volte stanchi e delusi per delle sconfitte o esaltati per una vittoria. Interessarmi degli altri, vivere con loro momenti di delusione o di successo e costruire rapporti: questa è la vera sfida».