Un goal per l’inclusione: 10 anni di Insuperabili
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23 Settembre 2022Solamente quattro anni di attività, 130 ragazzi e ragazze coinvolti nelle attività, dieci paesi da tutto il mondo rappresentati e cinque progetti universitari attivi come oggetto di ricerca.
Sono questi i numeri di Intrecciante, la società sportiva dilettantistica di Trento nata per volere di un gruppo di amici che ha voluto creare un contesto in cui promuovere il dialogo interculturale e facilitare l'inclusione sociale di giovani e giovanissimi che fanno domanda di asilo o protezione internazionale.
Il mezzo utilizzato? Neanche a dirlo, il calcio. È grazie al pallone, infatti, che l’associazione – nata grazie al progetto “GOAL! Fare rete contro il razzismo”, finanziato da Fondazione Caritro – facilita l’integrazione dei ragazzi che entrano a far parte della loro rete attraverso momenti di socializzazione e divertimento. Una rete diventata così grande che ad oggi l’associazione partecipa regolarmente al campionato federale.
Un esempio tangibile di inclusione e fair play. Come dice il nome stesso l’associazione intreccia tra loro le storie di tutti i protagonisti coinvolti all’interno delle attività e provenienti da differenti realtà della città di Trento: i giovani richiedenti asilo, gli operatori culturali per l’accoglienza, gli studenti universitari e i rappresentanti del mondo del calcio locale. Un mix eterogeneo capace di trovare punti di contatto vincenti creando un forte dialogo interculturale.
Una squadra multietnica
L’Asd Intrecciante ha partecipato ai campionati amatori di calcio a 11 della FIGC nelle stagioni 2018/19 e 2019/20, fino allo scoppio della pandemia. Lo ha fatto grazie ad una squadra multiculturale che fa dell’inclusione la sua arma migliore. Dall’estate 2018 oltre cento ragazzi hanno preso parte alle attività dell’associazione, alcuni per qualche mese, altri per l’intera stagione sportiva, e fra loro quasi la metà sono richiedenti asilo o rifugiati di ogni dove: Mali, Senegal, Giunea Bissau, Guinea Conakry, Gambia, Niger, Costa D’Avorio, Marocco.
Da pochi giorni sono iniziati gli allenamenti della nuova stagione che si preannuncia ricca di emozioni: «Quest’anno seguiremo due progetti differenti che dovranno intrecciarsi e contaminarsi», spiega la presidente Serena Endrizzi. «Avremo un primo gruppo di ragazzi impegnati nel Campionato amatori della Figc e un nuovo gruppo, in fase di formazione, impegnato a sperimentare allenamenti multisport, un'attività prettamente socializzante e aggregativa. Un nuovo modo di intendere gli allenamenti, divertente e flessibile, che speriamo sia capace di rispondere ed accogliere anche chi non ha la possibilità o la voglia di prendere parte alle attività del circuito sportivo tradizionale».
A confermare la bontà del progetto sono i giocatori stessi che si raccontano sui canali social dell’associazione. C’è il difensore trentaduenne Pape che spiega come abbia ricevuto una proposta per cambiare squadra: «Io ho detto di no perché voglio giocare con Intrecciante. L’unica cosa che mi da fastidio è che devo sempre chiedere a qualcuno se può portarmi all’allenamento ed è per questo che sto studiando per la patente, così posso cercare una macchina ed essere sempre presente».
Ma c’è anche il terzino Mattia che si è riavvicinato al calcio proprio grazie al progetto Intrecciante: «Era da qualche anno che non giocavo più a calcio, poi ho conosciuto Intrecciante e, incuriosito dal progetto, ho chiesto se potessi far parte della squadra. Ho giocato per un anno ed è stata un’esperienza esaltante. Ho trovato tante persone diverse ma unite, tutte con tanta voglia di divertirsi e stare insieme. Alla base c’è un bellissimo e ambizioso progetto di integrazione».
Il terzo tempo: un esempio di fair play
L’associazione si è fatta conoscere soprattutto per il suo “terzo tempo” organizzato al termine di ogni gara. Un momento per stare insieme, far conoscere il proprio progetto anche agli avversari e creare momenti di legame e scambio con la comunità locale a suon di risate e sorrisi.
Ma le relazioni si coltivano anche fuori dal campo, come fatto con i ragazzi della ComboUniversitaria, una struttura dopo convivono richiedenti asilo e studenti, che hanno aiutato Intrecciante a realizzare delle sagome per riempire gli spalti dello stadio. Nell’ottobre del 2021 infatti, alla ripresa del campionato amatori dopo un anno di stop a causa della pandemia, molti tifosi non potevano ancora accedere allo stadio e svolgere il terzo tempo a causa delle limitazioni imposte dal Covid. Per evitare ti rientrare in campo per la prima volta senza pubblico, la società ha deciso di produrre delle sagome con le stampe di sportivi che si sono distinti, durante la loro carriera, non solo per i grandi risultati che hanno ottenuto sul campo ma anche per il loro impegno civile, il superamento di barriere e pregiudizi, temperanza e rispetto, da installare sui seggiolini dello stadio. «Con i ragazzi della ComboUniversitaria è nata una serata creativa, divertente e spensierata, dove anche le barriere linguistiche sono venute meno», spiegano dall’associazione. «Sono stati anche cucinati piatti tipici delle varie zone del mondo e tra una partita di biliardino e l’altra è stato come sentirsi a casa».