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Un fondamentale nel calcio, ma un obiettivo di vita per i ragazzi detenuti nel carcere minorile di Nisida, a Napoli. Il progetto Zona Luce, sviluppato dal Settore giovanile e scolastico Figc in collaborazione con la Fondazione Scholas Occurrentes, nasce con lo scopo di trasmettere ai ragazzi i valori dello sport, dando loro una chance in più di riabilitarsi e di allontanarsi dalle maglie strette della criminalità organizzata.
I coach di domani
Il progetto, avviato lo scorso anno, ha visto ogni settimana i ragazzi della struttura mischiarsi agli agenti della Polizia penitenziaria. Sotto gli sguardi attenti dei tecnici Figc, il campetto sintetico del carcere è diventato teatro di spensierate partite di calcio a cinque. In campo si è tutti uguali, e svaniscono le differenze tra ragazzi e adulti, tra osservati e osservatori. La sfera passa dagli uni agli altri senza fare distinzioni: è il bello del pallone, essere rotondo, non avere spigoli, pareti che dividono, muri che costringano a scegliere da che lato stare.
Ma il gioco non è tutto: il progetto Zona Luce non ha voluto spingere i ragazzi verso un futuro nel professionismo sportivo, ma ha puntato su qualcosa di più concreto. Al fischio finale, riposte casacche e palloni, ci si ritrova seduti sui banchi, per una serie di lezioni, condotte dai tecnici della Figc, sul ruolo del “mister”. Al termine del progetto ai ragazzi è stato rilasciato un attestato che consentirà loro di fare da aiuto allenatori nelle società sportive una volta usciti dal carcere. Una forma di responsabilizzazione che vuole consentire ai ragazzi di emanciparsi dallo stigma dell’esperienza in carcere, e dalla percezione di non avere altre possibilità di inserimento sociale che l’illegalità.
Il futuro dell’iniziativa
«Zona Luce è un progetto di cui siamo molto orgogliosi – ha sottolineato il coordinatore regionale SGS Campania, Giuseppe Madonna, nel corso cerimonia conclusiva del progetto, lo scorso anno – perché attraverso il calcio, che è uno strumento di aggregazione universale e un linguaggio comune a tutti, siamo riusciti a mettere insieme ragazzi, agenti e istruttori di scuole calcio del territorio. È un'iniziativa che sicuramente verrà rinnovata nei prossimi anni e che siamo onorati di aver ospitato per la prima volta in Campania». Il progetto si espanderà anche in altre città come Torino, Roma e Milano. Durante la cerimonia è stato inaugurato anche un nuovo campo in erba sintetica.
L’iniziativa ha peraltro avuto un sostenitore d’eccezione, Papa Francesco. «Il Pontefice si è mostrato subito entusiasta, dal momento che anche lui, in Argentina, aveva portato avanti diverse iniziative per aiutare i giovani in difficoltà attraverso lo sport», ha spiegato Mario Del Verme, coordinatore sportivo della Fondazione Scholas Occurrentes. «La vera novità di questo progetto è la capacità di unire la parte interna della struttura carceraria, composta dai giovani detenuti e dagli agenti penitenziari, con la realtà esterna presente sul territorio, dove i ragazzi potranno poi rimettersi in gioco».